#115 Come la privacy può spingere l’innovazione, non ostacolarla.

Descrizione

Oggi affrontiamo un tema fondamentale e spesso frainteso: la privacy e il GDPR, l’acronimo che ha generato tanto dibattito e timore nel mondo della tecnologia e dell’innovazione. Oggi parleremo di come privacy e innovazione non siano affatto in contrapposizione, ma possano convivere e anzi alimentarsi a vicenda. Per dare grande importanza a questo tema abbiamo scelto Guido Scorza, avvocato, giornalista e scrittore, nonché membro del Collegio del Garante per la Privacy.

Guido ci introduce subito al contesto storico e normativo: la tutela della privacy non è affatto un ostacolo all’innovazione, ma uno strumento che accompagna lo sviluppo tecnologico da quasi 25 anni in Italia, grazie anche all’operato del Garante della Privacy. In particolare, il GDPR (Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati) è spesso visto come un limite, ma il suo vero scopo è garantire la libera circolazione dei dati personali all’interno dell’Europa, attraverso regole uniformi che proteggano i diritti degli individui. Un aspetto fondamentale che Guido sottolinea è proprio nel titolo completo del GDPR: “Regolamento generale sulla protezione dei dati personali, nonché sulla loro libera circolazione”. Questo evidenzia come il legislatore europeo abbia voluto bilanciare due esigenze cruciali: da un lato la tutela della privacy, dall’altro la possibilità di usare i dati per innovare e crescere.

Nel racconto di Guido emerge anche una preziosa memoria storica: la privacy non è una questione nata in Europa, ma ha radici negli Stati Uniti d’America, già nel 1890. Fu infatti in quel Paese che due avvocati di Boston, Warren e Brandeis, pubblicarono il celebre saggio “The Right to Privacy”, definendo la privacy come “il diritto ad essere lasciati soli”. Un concetto antico, ma ancora centrale per la nostra società contemporanea. Nonostante la fama degli Stati Uniti come terra dell’innovazione senza regole, Guido ci ricorda che la tutela della privacy è un valore profondo anche oltreoceano, seppur con modalità diverse. In Europa, invece, la privacy è diventata legge e garanzia, a partire dal 1997 con la nomina del primo Garante italiano, Stefano Rodotà, e attraverso una evoluzione normativa che ha portato al GDPR attuale. Guido Scorza ci ricorda un principio fondamentale: “Paese che vai, regola che trovi”. Anche all’interno dell’Europa, e perfino nella stessa Italia, le norme possono variare molto, a seconda del contesto regionale o locale. Ma se parliamo di quantità di regolamentazioni, oggi non esiste paese al mondo con più regole sull’intelligenza artificiale degli Stati Uniti. Un esempio emblematico è la recente decisione del Congresso americano di respingere un emendamento che avrebbe imposto un blocco decennale alle normative statali sull’intelligenza artificiale, segno di un dibattito acceso e in continua evoluzione.

Guido ci mette in guardia da un rischio sottile ma concreto: quando la tecnologia non è governata da regole democratiche, rischia di trasformarsi essa stessa in una “tecnocrazia”, che prende il posto della democrazia e plasma la vita delle persone secondo logiche non trasparenti né condivise. Oggi, infatti, la tecnologia è concentrata nelle mani di pochi attori, e questa concentrazione di potere non può sostituire il ruolo delle istituzioni democratiche.

Nonostante tutto, Guido esprime con orgoglio ciò che il Garante della Privacy ha realizzato, anche se spesso ciò è stato accolto con critiche feroci, specialmente sui social. Ricorda come, durante un momento cruciale, il Garante abbia deciso di lanciare un segnale chiaro al mondo dell’innovazione: “fare innovazione è fondamentale, ma va fatto rispettando le regole”. Se una norma ostacola un progetto, la strada giusta non è aggirarla con la tecnologia, ma chiedere agli organismi democratici di modificarla. Tentare di sovrascrivere le regole democratiche con la forza della tecnologia è, secondo Guido, una forma di pirateria che danneggia tutti.

Il confronto con il fenomeno globale di successo e i suoi 100 milioni di utenti attivi in pochi mesi mostra quanto sia urgente una riflessione condivisa: le regole devono accompagnare, non frenare, l’innovazione. Guido riconosce però che la sfida più grande oggi è la velocità con cui la tecnologia evolve rispetto ai tempi lunghi delle norme e della loro applicazione.

Per dare un’idea di questa accelerazione, basti pensare che per portare 50 milioni di persone a guidare un’automobile sono serviti 50 anni, per la diffusione del telefono cellulare 62 anni, per Internet 7 anni, mentre per alcune piattaforme digitali di nuova generazione appena due mesi. Questa distanza crescente tra l’evoluzione tecnologica e i processi regolatori crea un gap difficile da colmare, e spesso lascia i decisori pubblici in imbarazzo, incapaci di fornire agli imprenditori onesti certezza del diritto e indicazioni chiare in tempi utili.

Guido sottolinea quindi la necessità di un cambiamento profondo nel metodo di scrivere e applicare le regole, affinché la normativa non arrivi troppo tardi, diventando inutile o addirittura controproducente. È una sfida enorme che coinvolge non solo le autorità italiane, ma anche i parlamenti nazionali ed europei.

Un ultimo punto cruciale riguarda la gestione delle violazioni: il GDPR prevede infatti una grande discrezionalità nell’applicazione delle sanzioni, proprio per distinguere tra chi sbaglia per ignoranza o difficoltà e chi, invece, viola consapevolmente le norme per un tornaconto economico. La sfida è quindi quella di trattare diversamente l’imprenditore onesto da quello disonesto, un compito non semplice ma necessario per garantire equità e giustizia.

Per piú info: https://www.latechmadeinitaly

Per la rubrica 4 domande a razzo:

 

🏆 Miglior consiglio che ti hanno dato: “Se ti piace la libertà, devono piacerti anche le regole”, Mi pe stato dato da Stefano Rodotà, il primo garante della Privacy Italiano,  anche perché al contrario di quello che si pensa, le regole servono proprio per garantire II diritti e le libertà delle persone. E se sono davanti a queste bandiere (Italia e Europa) è in buona parte proprio merito di quel Consiglio.

 

📚Libro che stai leggendo: Nexus” è un bel libro, di Harari. Credo che quello che Harari dice in quel libro sia straordinariamente prezioso perché a modo suo utilizza la storia moderna per puntare un faro sul futuro prossimo, che forse, è già diventato presente, quindi l’ho trovato carico, di spunti interessanti per chiunque sia interessato alle cose della tecnologia, del diritto, del buon governo e della dell’innovazione.

💡La tua frase ispirazionale: “Chi si lamenta è perduto” nel senso che, lamentarsi (troppo) ha un rischio che è quello di perdere troppo tempo se non anche la strada giusta, e non si va particolarmente lontano. Ecco, quindi la mia frase, chi si lamenta è perduto. Andiamo avanti e qualche ragione di lamentela ce l’abbiamo tutti, ma non mettiamolo al centro delle nostre giornate.

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Guido Scorza, si è sempre occupato di diritto nelle nuove tecnologie, sia come avvocato che nei suoi incarichi pubblici, materia che insegna in diverse università italiane tra cui: l’Università degli Studi Roma Tre, dove è titolare del modulo “E-privacy e telco” del Master “Responsabile della protezione dei dati personali: Data Protection Officer e Privacy Expert”, nonché titolare del corso “Protezione dei dati personali e tutela delle libertà fondamentali – Clinica legale privacy”
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